Un bel pezzo di storia, senza la minima retorica: basterebbe solo ricordare i molteplici fattori che rendono questa cantina un monumento all’enologia nazionale, non solo circoscritta al territorio del Soave. Un’azienda che risale al Seicento, ancor oggi condotta con il massimo rispetto per uomini e ambiente, con vigne uniche costituite anche da alcuni esemplari ruotanti fra i settanta e i centoquarant’anni d’età; per non dire del record temporale legato al fatto di essere stati i primi, i Gini, a provare a imbottigliare un Soave senza aggiunta di solforosa (per l’appunto La Froscà, correva l’anno 1985). Sessanta ettari in quel di Monteforte, per vini che reggono la sfida del tempo con nonchalance quasi sfacciata. Prova ne sia il riassaggio di questo 2011, che impassibile ma inesorabile conferma quanto organoletticamente suggerito diversi anni fa: i fiori bianchi a dialogare con la pesca, gli agrumi a cedere di tanto in tanto il passo ai rimandi salini, la nespola che inizia pian piano ad essere trasfigurata dagli idrocarburi. Lunga vita alla Froscà, allora, capace di confermarsi impeccabilmente anche a distanza di tempo.
(Fabio Turchetti)
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