Il Quarto Stato. Non si può fraintendere il nome dell'agriturismo nel pieno centro di Barolo. Appartiene a Giovanni Canonica e a sua moglie Elena, che dopo aver scartato “Guernica” (“perché bisogna sempre ricordarsi cosa può succedere”), hanno scelto un messaggio più italiano, per dire da che parte stanno (per la gioia delle voci di paese). Qui pochi fronzoli e lavoro sodo son di casa, avvolti da voci e occhi giovani e dolci, e dalla gratitudine verso una terra, che permette loro di vivere più che dignitosamente con pochi ettari. E c'è un occhio costantemente rivolto a Beppe, da sempre punto di riferimento di Gianni, da quando a 23 anni ha iniziato a fare il vino dalla vigna di famiglia, Paiagallo. Poi arriva quella del suocero, a Grinzane Cavour, da cui nasce un nuovo Barolo: più magro, più profumato e chiaro. “Nella parte vecchia del vigneto le piante potrebbero essere di Nebbiolo Rose, anziché Lampia. Questo spiegherebbe la differenza col Paiagallo”, ma non vuole indagare: vuole crederci e basta, romanticamente. A chi manca Teobaldo, Giuseppe e Bartolo, qui può trovare un po' di conforto: in un vino umile e anarchico, proprio come le mani che lo fanno.
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