Lasciando per un attimo i fasti del Brunello nelle annate 2015 e 2016 (come quelli prodotti da San Polo, Poggio Landi, Camigliano, Val di Suga, Ridolfi, La Magia, San Felice e La Fuga), e parliamo di un Rosso di Montalcino. Giuseppe Gorelli, noto per la sua esperienza a Le Potazzine e poi per varie consulenze tra i vigneti di Montalcino e dintorni, è dal 2017 vignaiolo in prima persona con 4 ettari di vigneto nel quadrante nord-ovest della denominazione. Per assaggiare il suo Brunello dovremo aspettare il 2023 ma, intanto, si può cominciare dal suo Rosso. Già da questa etichetta è intuibile la firma del nostro nel suo declinare la materia prima (che lavora con interventi ridotti all’osso sia in vigna che in cantina) nel rispetto delle proporzioni e del carattere di un territorio. Una conciliazione, tra misura e personalità, che trova pochi artigiani del vino in grado di renderla protagonista. Il Rosso di Montalcino 2019 è subito floreale al naso, con rimandi al lampone, alla menta e al sottobosco. In bocca, il vino è succoso, leggermente pepato, sapido e fragrante. Insomma, un Rosso gioioso e nitido come se ne incontrano pochi.
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