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LA GRIFFE

Guerrieri Rizzardi Doc Amarone della Valpolicella Classico Villa Rizzardi

Su i Quaderni di WineNews
Vendemmia: 2005
Uvaggio: Corvina, Rondinella, Corvinone
Bottiglie prodotte: 12.000
Prezzo allo scaffale: € 36,00 - 40,00
Proprietà: Famiglia Rizzardi
Enologo: Giuseppe Rizzardi

La Guerrieri Rizzardi, come testimonia già dal nome, nasce dall’unione di due antiche realtà vitivinicole del veronese: quella dei conti Guerrieri, proprietari di vigne e cantina nella zona del Bardolino, e quella dei conti Rizzardi, che invece avevano acquistato una bella tenuta a Negrar, nel 1678, e costruito la cantina di Pojega pochi anni più tardi. Arriva in epoca più recente, invece, la proprietà di Soave, grazie all’acquisto di terreni a Costeggiola, nel 1970. Completa il poliedrico quadro delle realtà aziendali la piccola tenuta di Dolcè, in Valdadige. Una azienda che, soprattutto nel recente passato, ha decisamente impresso alla propria produzione il passo dell'eccellenza, diventando uno dei punti di riferimento dell'intero territorio vitivinicolo veronese. Focalizzando l’attenzione sulla Valpolicella, cominciamo col dire che la tenuta si trova ancora a Negrar, dunque in uno dei comuni vitivinicoli storici della zona, e che le vigne occupano circa 25 ettari, ad un’altezza che varia dai 190 ai 300 metri sul livello del mare. Qui i terreni sono di matrice argillosa e calcarea, con sottosuolo roccioso, e qui si trovano tre cru storici come Pojega, Calcarole e Rovereti. Non da singoli appezzamenti, bensì da un’accurata selezione di uve di tutti i vigneti di Negrar, provengono le uve dell’Amarone Classico Villa Rizzardi. La vendemmia 2005 consegna agli annali un vino di impostazione aromatica intensa, caldo e avvolgente nei profumi di frutta in confettura, tabacco biondo e cacao, ben bilanciato da note più fresche di liquirizia e agrume candito. In bocca la nota alcolica è netta, a sostegno di un frutto maturo e potente, di ottima dolcezza, capace tuttavia di andare in profondità e lunghezza, a garanzia di un lungo fine bocca. Un vino appagante, dunque, figlio della classica tecnica dell’appassimento delle uve nei fruttai, per circa tre mesi, e di un affinamento che prevede un sapiente mix tra barrique e botti grandi da 25 ettolitri; e un vino “forte”, che chiama inevitabilmente piatti complessi e strutturati dalla cacciagione alle carni rosse in genere, fino all’ideale abbinamento con i formaggi di lunga stagionatura.

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