L’argomento è ampiamente sul tappeto, tutti o quasi i produttori e non solo lo conoscono già. Stiamo parlando delle menzioni geografiche aggiuntive per il Chianti Classico. C’è una commissione ad hoc che ci sta lavorando, con le difficoltà del caso, ma, per esempio, con già in tasca il via per la modifica del disciplinare della Gran Selezione, a favore del Sangiovese, a chiudere, per così dire, il cerchio. Ci sono precisi paletti: si tratterà di un progetto per menzioni geografiche, Comunali nella gran parte, non di una piramide qualitativa del territorio, né tanto meno di una zonazione quindi, ma terrà conto della storicità dei luoghi che hanno costruito le vicende più importanti della denominazione, introducendo, oltre alle delimitazioni dei confini amministrativi comunali, anche specifiche e conclamate “sottozone” (si pensa a Panzano, ma anche a Lamole). Un mutamento del disciplinare, evidentemente, facoltativo per le aziende, che sarà introdotto gradualmente per misurarne gli effetti sui mercati. Non pare essere quindi in discussione se verrà fatto ma come verrà fatto. Un’operazione delicata da ponderare con attenzione e che richiederà i suoi tempi. Detto questo, tuttavia, ci piacerebbe sentire più “calore” attorno a questa questione, perché non resti un imperativo ipotetico, ma si trasformi in categorico. E i motivi sono, fra gli altri, evidenti: ulteriore distacco dal “cordone ombelicale” con il Chianti e, finalmente, l’inizio di un processo di valorizzazione fondato sul vero “asso nella manica” del Chianti Classico: il suo territorio.
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