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SPUNTATURE

L’autoctono di Franciacorta

Anche tra i filari dove si producono le bollicine di Franciacorta, si è affacciato un vitigno di antica coltivazione (dal 2017), introdotto nella base ampelografica del Franciacorta e del Franciacorta Rosè in misura facoltativa per un massimo del 10%. A sostegno di questa introduzione, da un lato, l’attenzione del Consorzio Franciacorta che, fin dal 2009, ha svolto varie sperimentazioni al fine di individuare alcune varietà locali adatte alla spumantizzazione, nell’ottica del possibile valore aggiunto derivato dall’adozione di vitigni del territorio; dall’altro la necessità di trovare varietà in grado di resistere meglio al riscaldamento climatico, ormai sotto gli occhi di tutti. Ecco allora l’Erbamat, antico vitigno a bacca bianca dell’area del bresciano, storicamente presente tra il lago di Garda e la Franciacorta, salvato dall’oblio. L’innalzamento delle temperature del pianeta, con estati sempre più calde, ha determinato allarmanti ripercussioni in viticoltura anche in Franciacorta, dove, per la produzione di basi spumante, è evidentemente necessario preservare la componente acida delle uve, che, come è noto, è messa a rischio dalle temperature elevate. E l’Erbamat, dal nome insolito che rimanda alla colorazione verde della buccia, anche quando è matura, è varietà tardiva, dai profumi neutri, ma dotata di notevole acidità. Una caratteristica che la rende perfetta per dare la giusta freschezza alle cuvée della Franciacorta, interpretando il ruolo di uva complementare accanto alle più delicate Pinot Bianco, Pinot Nero e Chardonnay. L’Erbamat, dunque, è una risorsa destinata a rivelarsi fondamentale, visto che l’andamento climatico sembra destinato a continuare a segnare incrementi di temperatura.

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