Liquori Borsi

Dici Castagneto Carducci e pensi a due cose: a Giosuè Carducci, famoso poeta vincitore del Nobel nel 1906 e ai vini della zona, quelli di Bolgheri. Ma nel paese ricordato nei versi "San Martino" esiste una piccola grande realtà tutta italiana che racconta passione e artigianalità in un'atmosfera cristalizzata, proprio come in quel borgo che decantava Carducci. Un'antica scritta dipinta a mano invita all'entrata nella Premiata Fabbrica di Liquori Emilio Borsi dal 1800. Almeno duecento anni di storia che potrebbero essere molti di più se non fosse che i più antichi documenti della ditta sono andati persi nel passaggio di appartenenza di Castagneto da Pisa a Livorno. Oggi a portare avanti la fabbrica non sono due diretti discendenti dei Borsi, ma Annamaria Costa e suo marito Nicola Perrella, innamoratisi dell'opificio e della sua storia a inizio anni '90 del secolo scorso. Insieme si occupano della produzione dei quattro liquori della casa: liquore del pastore, china calisaja, amarancia e genziana. Più o meno 4000 bottiglie in tutto con clienti importanti nella ristorazione e nelle gastronomie di pregio. L'emporio è piccolo e profumato, ma la stanza magica è quella del laboratorio, con le damigiane sormontate dai colini per il filtraggio. L'invenzione di Annamaria si chiama amarancia, un infuso alcolico di arancia amara, fatto con le arance del conte Gaddo della Gherardesca, piantate nel 1820: due filari appena a Donoratico tra una farmacia e una scuola elementare. Per dare ancor più il senso dell'artigianalità di questo lavoro.

(Francesca Ciancio)