Il Maso Martis di Antonio e Roberta ha ormai quasi 6 lustri alle spalle e inizia a dire la sua, con la stessa energica sicurezza che si addice ad un trentenne, che ha accumulato una discreta esperienza di vita, ma che ha ancora vivo l'entusiasmo di gioventù. 30 vendemmie che hanno portato questa piccola cantina trentina a diventare fra le più riconosciute e premiate del TrentoDoc: è di poche settimane fa la notizia che incorona proprio questa loro Madame Martis 2008 come l'unica bollicina italiana ad aver messo d'accordo 4 guide: Gambero Rosso, Vitae, Veronelli ed Espresso. E come si costruisce un tale successo? Con scelte oculate, per rispettare e preservare una tesoro di 12 ettari che attornia il maso e che si trova a nord est di Trento, sulle pendici del monte Argentario: 450 metri di altitudine, terreno limoso e calcareo, ricco di scheletro su roccia rossa trentina, brezza costante (e una vista mozzafiato sulla Val d'Adige e sui tramonti montani), che aiutano una gestione biologica, abbracciata fin da subito e certificata nel 2013. Con scelte coraggiose, per distinguersi dall'onnipresente blanc de blanc degli anni '90: avanti quindi al Pinot Nero e al Meunier, entrambi previsti dal disciplinare, ma al tempo poco utilizzati. Con scelte territoriali, perché quando si hanno radici profonde e passione, si fa squadra con chi ci sta attorno: artisti, associazioni, istituzioni e colleghi hanno qui trovato negli anni supporto per promuovere il Trentino e un certo modo di intendere la viticoltura e i rapporti umani. Tutto questo traccia un segno di distintività, che il mondo del vino sta evidentemente riconoscendo e premiando. La Riserva Madame Martis, arrivata al ventesimo compleanno, è probabilmente il simbolo di tutto questa sostanza. Nata nel 1999, voleva esprimere un territorio e un'annata nobilitati dal tempo, che, si sa, è gentiluomo, soprattutto se può lavorare su materia di qualità. Una cuvée imbottigliata in sole 500 bottiglie all'anno dal '99 al 2003, per diventare 1000 fino ad oggi, giusto per non strafare. E poi il nome: un suadente “Madame Martis”, che celebra “la “numerosa” presenza femminile in famiglia” (perché ci sono anche le figlie Alessandra e Maddalena, che oggi contribuiscono con le loro sensibilità alla gestione dell'azienda). Insomma: fragranza (Chardonnay), eleganza (Pinot Nero) e morbidezza (Meunier) in un sorso 2008 cremosissimo e largo, supportato da aromi terziari, che, inizialmente un po' eccessivi, poi permettono al vino di sviluppare persistenza e dolcezza: pasticceria, bergamotto, miele, mandorle e un avvolgente finale sapido.
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