Monteverro, nata nel 2003, è una realtà viticola maremmana ambiziosa quanto senza compromessi, voluta da Georg Weber, tedesco di Monaco di Baviera e discendente di una importante famiglia che commercia in articoli da giardino. Il nome dell’azienda è preso da quello che in Maremma è tradizionalmente attribuito al re incontrastato degli animali di questo territorio: il cinghiale, “verro”, ossia cinghiale maschio. La Tenuta, situata tra Capalbio e il mare, si estende per 66 ettari, di cui attualmente 28 sono vitati, per raggiungere i 43 come traguardo finale. La produzione complessiva, ad oggi, è di 180.000 bottiglie. Si tratta di un progetto che non lascia nulla al caso a partire dai vigneti (settemila piante ad ettaro), coltivati a Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, Syrah, Grenache, Petit Verdot e Sangiovese, mentre per i vitigni a bacca bianca troviamo Chardonnay e Vermentino. La vigna è supervisionata da Michel Duclos, esperto di potatura, e Lydia e Claude Bourguignon, nomi di riferimento nel mondo dell’agricoltura consapevole. In cantina, un moderno opificio in cui si incrociano modernità e tradizione, il giovane enologo Matthieu Taunay, francese con alle spalle studi in Borgogna e nella Champagne e una consistente esperienza nel Nuovo Mondo, Jean Hoefliger, svizzero, formatosi a Bordeaux e in Sud Africa e da anni in California come anima di Alpha Omega, ed infine Michel Rolland, consulente enologo che non ha bisogno di presentazioni. Il vino oggetto del nostro assaggio è l’apice della piramide qualitativa della cantina maremmana. Si tratta di un blend bordolese, affinato per 24 mesi in legno piccolo, che non solo si mette in diretta concorrenza con le produzioni d’alta gamma della costa toscana, ma ambisce anche a confrontarsi con successo con le produzioni della Napa Valley e di Bordeaux. Dalla verticale aziendale a cui abbiamo partecipato recentemente (2009-2010-2011-2012-2013), abbiamo scelto il millesimo 2010, che ci è apparso, in questa fase, forse il più convincente. Il naso è elegantemente sfaccettato, polvere di caffè, vaniglia, cenni vegetali e piccoli frutti rossi. In bocca, ad un attacco dolce si sovrappone uno sviluppo teso e non privo di freschezza, con finale in crescendo.
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