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LA GRIFFE

Palari Doc Faro

Su i Quaderni di WineNews
Vendemmia: 2007
Uvaggio: Nerello Mascalese, Cappuccio, Nocera, Acitana
Bottiglie prodotte: 25.000
Prezzo allo scaffale: € 35,00 - 38,00
Proprietà: Salvatore Geraci
Enologo: Donato Lanati

Salvatore Geraci è uno dei grandi protagonisti dell’enologia italiana degli ultimi anni, non tanto per i numeri quanto per aver intrapreso un percorso innovativo dalle radici antiche, capace in poco tempo di portare alla ribalta un territorio che ha spostato, insieme ad altri, il segno e l’interpretazione stessa della Sicilia del vino. Siamo sulle colline prospicenti lo stretto di Messina, da sempre culla di un vino caduto nel dimenticatoio (tanto che negli anni ’80 raggiunge il suo minimo storico di produzione, rischiando seriamente di sparire) e riemerso grazie a quest’azienda: il Faro. Circoscrivendo ancor più la zona e la proprietà, va raccontata Villa Geraci, splendido e fascinoso edificio del Settecento siciliano che ospita la piccola cantina. Le vigne, esposte a sud-est ed allevate con la classica tecnica dell’alberello, sono a contrada Palari, in S. Stefano Briga di Messina, e raccontano varietà tradizionali della zona: Nerello, Nocera, Cappuccio Tignolino, Core 'e Palumba , Acitana, Galatena, Calabrese ed altre… Il Faro della cantina Palari, insomma, è un vino che nasce in vigna, in un contesto naturale e paesaggistico decisamente peculiare, e che trova con l’affinamento in barrique (prima) e in bottiglia (poi) la complessità e le sfaccettature che lo rendono tanto affascinante e riconoscibile. Sicuramente a se stante nella mappa dei vini siciliani, almeno in quella più superficiale e immediata, questo rosso stupisce per finezza, equilibrio, profondità, eleganza e longevità, più che per estratti, calore e concentrazione. Anche nella versione 2007, da noi assaggiata, capace di rappresentare i tratti salienti di questo rosso: grazie al naso dominato dai piccoli frutti di bosco, le spezie fini e quel cenno minerale scuro, di cenere, che pare rilevarne il tratto territoriale, passando per un palato magistrale, dolce e al tempo stesso teso, dinamico, di straordinaria tessitura e grana tannica superiore, ben amalgamato sul binario fruttato e floreale, che esce alla distanza e ringiovanisce il sorso, solo bisognoso di qualche tempo ancora per la piena definizione nel rapporto col rovere.

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