Poggio di Sotto - fondata nel 1989 da Piero Palmucci, scomparso nel 2022 - è fra le cantine più significative di Montalcino e i suoi vini sono ormai nei desiderata di tutti gli amanti del Brunello. Piero Palmucci, grossetano di nascita, l’ha condotta per 22 anni, uscendo con il suo primo Brunello con l’annata 1993, fino alla cessione al gruppo ColleMassari, nel 2011. Si trattava del classico imprenditore proveniente da un altro settore (aveva un’azienda di logistica in Svezia), che in quegli anni, sceglieva di cambiare radicalmente vita ed approdare a Montalcino in cerca di una nuova sfida. Una nuova e, probabilmente, la più bella sfida della sua vita, che Palmucci accettò e vinse da subito, a cinquantotto anni con un entusiasmo trascinante. Digiuno di viticoltura ed enologia, seppe però con umiltà, lavorando come operaio agricolo, immergersi in questa nuova esperienza, frequentando assiduamente alcune cantine della zona per imparare il “mestiere”. Poggio di Sotto era un podere nei pressi di Castelnuovo dell’Abate, che dal nulla Palmucci trasformò in azienda e cantina, e che arricchì con alcuni terreni limitrofi, per un totale di 32 ettari, mettendo, tra i primi nella zona, i suoi vigneti in regime di coltivazione biologica. A tutto questo si unì anche una chiarezza progettuale in tema di profilo stilistico dei suoi vini: saldamente ancorati alla tradizione - con Giulio Gambelli a firmare le etichette aziendali - e a quel certo modo di lavorare il Sangiovese che soltanto in pochi hanno dimostrato di poter vantare a Montalcino. Nel 2011, l’azienda è passata al Gruppo ColleMassari della famiglia Tipa-Bertarelli, che ha progressivamente consolidato la sua presenza nella terra del Brunello, con le ulteriori acquisizioni della Tenuta San Giorgio, La Velona e La Bellarina: tutte ad affiancare la “casa madre” al centro della denominazione del Montecucco e la Tenuta Grattamacco a Bolgheri. Oggi Poggio di Sotto conta su 20 ettari a vigneto in biologico, che insistono nel versante sud della denominazione, producendo 75.000 bottiglie. Le vigne - 180 cloni di Sangiovese piantati a partire dagli anni Settanta del secolo scorso, a comporre un’importante varietà biotipica - sono allevate fra i 190 e i 440 metri di altezza, su suoli diversamente caratterizzati. Il Brunello Riserva 2019 profuma di rosa appassita, erbe officinali, frutti di bosco maturi, sottobosco, tabacco con tocchi ematici e agrumati. Al palato il sorso è intenso, dalla a trama tannica distesa e ben amalgamata al frutto, terminando in finale allungato da un’acidità vivace e contraddistinto da una netta nota balsamico di congedo.
(are)
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