I primi furono i vini di Angelo Gaja e Bruno Giacosa a scaldare gli animi dei collezionisti più esigenti al mondo, quando il Piemonte enoico era però percepito come una nicchia. Ma a scavare un vero e proprio solco, con un prima e un dopo, attualmente c’è la stella Giacomo Conterno, ormai re incontrastato delle aste, con il Barolo ad assurgere come la denominazione italiana più scambiata. Una presenza costante e significativa nell’ultimo biennio che fotografa il momento d’oro del vino simbolo delle Langhe, incarnato dalla griffe di Monforte d’Alba, capace di colpire sempre più collectors, forse in “overdose” da francesi. Un exploit, dalla base qualitativa solidissima, testimoniata da una storia aziendale di superlativa continuità iniziata nel 1924 e che oggi Roberto Conterno continua a nobilitare, e dalla prova decisiva del bicchiere, come l’assaggio di WineNews in anteprima del Monfortino 2015 conferma in tutto la sua grandezza (nelle prossime newsletter la recensione). Rimangono indelebili anche i successi, solo per fare un paio d’esempi, che il Monfortino ha conquistato in termini di quotazioni. Come (solo per citare le ultime) la stellare aggiudicazione all’asta di Bolaffi dello Giugno 2020 di 56 magnum (dal 1990 al 2010) per 96.000 euro o come quella del Novembre 2020 della casa d’aste americana Hart Davis Hart che ha battuto una 13 litri (il cosiddetto “quarto di Brenta”) di Monfortino 1971 a 38.240 dollari, senza dimenticare che per il Liv-Ex, la piattaforma di riferimento del mercato secondario, nel 2020 il Barolo Monfortino Riserva 2013 è stato il vino italiano al top assoluto per valori movimentati. Insomma, una “Monfortino mania” che potrebbe essere la risposta italiana alla “DRC mania”.
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