Si trova con tutta probabilità nella denominazione di Bolgheri l'ultima "riserva" ancora commercialmente vincente dei "Super Tuscan", tipologia letteralmente inventata per circoscrivere una serie di vini (con il tempo diventata davvero numerosa) in cui si sostituiva alla tradizione enologica della Regione (ormai logora, in quel particolare periodo storico, siamo a cavallo tra gli anni '80 e '90 dello scorso secolo) tutto quello che di nuovo ed esotico proveniva da fuori confine: vitigni, barrique, sovraestrazioni, aumento incontrollato dei ceppi di vite ad ettaro, enologi, agronomi, etc., etc.. Una tendenza che si è rivelata un successo duraturo per pochi, momentaneo per molti e che, come tutti i fenomeni umani (tanto per ribadire quanto "naturale" sia il vino), sta volgendo al suo epilogo o, quanto meno, alla sua fisiologica discesa dopo aver toccato l'apice più alto del suo percorso. Spiegare modalità, logiche e articolazioni di questo tramonto è, evidentemente, un'altra storia tutta da scrivere. Ma l'unico frammento di Toscana che non risentirà più di tanto di questo cambiamento, ormai in atto ma non così in atto (e per questo per molti "guru" del vino inesistente), è, peraltro con facile previsione, proprio il bolgherese. I motivi sono molteplici e qui ne segnaliamo soltanto un paio, i più immediati: i vini della zona sono così perfettamente corrispondenti al modello (un po' sorpassato, in realtà) di vino toscano che molti mercati, magari i meno evoluti, non vorranno di certo privarsene. In più, la Doc Bolgheri è un'area così "densamente popolata" di marchi di grande spessore che sarà impossibile per i mercati, questa volta compresi quelli maturi, perderseli.
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024