È il vino che costituisce la continuità con il Cannubi Boschis, prodotto dal 1985 al 2012 e poi sostituito, con l’annata 2013, appunto dall’Aleste (l’acronimo dei nomi dei nipoti di Luciano Sandrone, Alessia e Stefano). Ottenuto dalle uve del Cru Cannubi Boschis ed affinato in tonneau, possiede profilo olfattivo che incrocia frutti rossi fragranti, tabacco e pepe, con cenni balsamici e affumicati a rifinitura. La progressione gustativa è fitta, dinamica e articolata, dai tannini dolci e dal finale succoso, ancora su tocchi balsamici e speziati. Luciano Sandrone, nel 1979, è stato tra i primi ad introdurre la barrique, inaugurando uno stile decisamente innovativo per quegli anni, che ha aperto la strada ai “Barolo Boys” e ad una sana disputa stilistica tra le colline di Langa, capace di innalzare la qualità complessiva del Barolo. I suoi vini - originati dai Cru Cannubi Boschis e Vignane a Barolo, Merli di Novello, in Villero a Castiglione Falletto e a Baudana di Serralunga d'Alba - restano tra i protagonisti del mondo delle aste e, soprattutto, hanno costituito un baluardo di eccellenza per fattura impeccabile e, specialmente in alcuni millesimi, esecuzioni cristalline, che hanno fatto la storia enoica più recente delle Langhe. Oggi, l’azienda, dove sono impegnati anche il fratello Luca e la figlia Barbara, conta su 27 ettari per 110.000 bottiglie complessive e continua a sfornare etichette di spessore indiscutibile, dalla cifra classicheggiante, che tuttavia non smette di comprendere anche un sobrio modernismo, in fase di affinamento. I protagonisti di questa storia, oltre agli uomini e alle donne, sono i tre vitigni, Nebbiolo, Barbera e Dolcetto, intimamente legati a queste terre insieme a due precisi territori la Langa e il Roero (zona che entra nella dimensione produttiva di Sandrone agli inizi degli anni Novanta del secolo scorso, attorno al vigneto Valmaggiore). È da questa solida base che l’azienda con sede a Barolo ha costruito il suo portafoglio prodotti, composto da sei vini aziendali (Barolo, con il Vite Talin e l’Aleste; il Nebbiolo d’Alba Valmaggiore, la Barbera e il Dolcetto d’Alba), accanto ai quali si uniscono quelle del progetto “Sibi et Paucis”. Non una “selezione”, né una produzione “Riserva”, lo sviluppo di un’idea: far crescere la naturale attitudine del Nebbiolo a resistere nel tempo. Tre le etichette che alimentano, ogni anno, con pochissime bottiglie, questo progetto: i Barolo Cannubi Boschis e il Barolo Le Vigne, che escono dopo dieci anni di ulteriore affinamento in bottiglia e il Nebbiolo d’Alba Valmaggiore, che, invece, aspetta sei anni prima di uscire dalla cantina.
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