La Sicilia è grande: 25.832 chilometri quadrati che si traducono in oltre 2,5 milioni di ettari. Di questi, oltre 97.000 sono vitati e 23.521 sono iscritti alla Doc Sicilia. Morfologicamente, climaticamente e biologicamente uno scrigno nel mezzo del Mediterraneo. Una denominazione che abbraccia tanta varietà e tanti territori diversi, rischia però di muoversi nelle maglie larghe delle generalizzazioni (dalla tipologia di vinificazione, alla quantità di vitigni a disposizione). Aver legato le due varietà più rappresentative della regione alla Doc (Grillo e Nero d'Avola) è stata una mossa strategica importante, ma una certa uniformità generalizzata fra i vini - per quanto qualitativamente migliore del passato - si registra, e sarà uno dei prossimi obiettivi della Sicilia del vino da centrare: quello di rendere sempre più riconoscibili i diversi territori vocati della Trinacria, attraverso i suoi vitigni più rappresentativi. Uno dei modi è senza dubbio quello di lasciare integro l'ambiente e permettergli di esprimersi al meglio, limitando le interferenze umane allo stretto necessario: il programma collettivo di SOStain, va in questo senso. La Sicilia parte avvantaggiata, essendo - grazie al suo clima - il vigneto biologico più esteso d'Italia (più di 30.000 ettari totali). Ma SOStain va oltre, incuneandosi in tutte le fasi di produzione di una bottiglia di vino, “misurando, valutando, condividendo”: dalla gestione ponderata del vigneto, al protezione (o recupero) della biodiversità, dall'utilizzo di materiali ecocompatibili e tecnologie energeticamente efficienti alla trasparenza della comunicazione. Si sta lavorando anche ad aumentare la disponibilità di materie prime locali (come il vetro per le bottiglie), senza dimenticare il benessere delle persone. Perché la rinascita a cui aspirano le 22 aziende ad ora aderenti vuole essere economica, ambientale ma anche sociale.
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