Che il Collio Bianco, uvaggio di più magari passato in legno per maggiore “nobiltà”, sia la vera espressione del territorio? L’etichetta di Andrea Drius in effetti è qualcosa di più e di diverso rispetto ai pur ottimi vini varietali. Interpreta il fatato 2016 in una semplicità solo apparente: all’olfatto le note dei vitigni si sovrappongono in un unicum maggiore delle componenti, e il palato è tanto succoso quanto saporito, con l’acidità talmente ben integrata in una morbidezza importante da risultare quasi nascosta (ma senza non vi sarebbe equilibrio). Un sorso a suo modo assertivo ma aggraziato: la sostanza e l’anima del Collio in tutta la sua verità.
(Riccardo Margheri)
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