Se la zonazione è praticamente impossibile da ottenere (almeno nel breve periodo, a partire da elementi tecnici di obiettiva criticità per la sua realizzazione), e se le menzioni geografiche aggiuntive non sembrano piacere molto a queste latitudini (benché in alcuni casi già “esistenti” ed operanti, insieme all’evidente orientamento di Montalcino rispetto ai punti cardinali), nel paese del Brunello qualcosa tuttavia si sta muovendo, almeno nel solco della produzione di vini ottenuti da Vigna o da Selezione, a costituire, con una popolazione sempre più numerosa di Cru, una più articolata geografia di questo piccolo-grande luogo del vino mondiale. Ce ne sono già un buon numero, anche etichette ormai diventate dei classici, ma altre paiono davvero pronte all’esordio. Un buon segnale che, purtroppo, non si affianca ad una abitudine che pure da queste parti sembrava avesse ben attecchito: stiamo parlando della possibilità in annate particolarmente sfavorevoli di “saltare” il Brunello. Un tema caro, solo per fare l’esempio più nobile a Biondi Santi (che non ha prodotto il Brunello, ma solo il Rosso di Montalcino 2014, con la caratteristica etichetta bianca con banda rossa), che pare tuttavia - è il mercato bellezza! - uscito dai piani produttivi di molte se non di tutte le cantine. Così al Benvenuto Brunello 2019, la pattuglia di produttori che ha compiuto questa scelta è risultata abbastanza scarna, benché la tipologia in questione sia portatrice di etichette sempre più significative. Complimenti quindi a chi ne fa parte: Salvioni, Le Ragnaie, Piancornello, Poggio Antico, Querce Bettina, Santa Giulia, Terralsole, Casisano, Castello di Romitorio, Il Poggiolo e Le Macioche.
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