La storia è nota. Dopo aver contribuito in maniera determinante al lustro internazionale delle più classiche tipologie langarole, Angelo Gaja, forse la griffe più griffe del vino italiano, ha deciso di declassare molti dei suoi vini a denominazioni inferiori. Superstite di lusso, in questa scelta, è stato ed è il Barbaresco, nel cui cuore l’azienda trova dimora. La versione 2004 mostra alternanza tra frutti rossi e neri mentre le note di spezie e liquirizia invadono in sequenza il bicchiere. Ricco, polposo e complesso al palato, mostra comunque nerbo e profondità non comuni.
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