I numeri non sono tutto ma spesso aiutano a capire un fenomeno. Quantomeno a tracciarne i confini. La crescita esponenziale, nel recente passato, del Trentodoc testimonia la bontà di un lavoro che scava in profondità alle radici di un terroir (squisitamente pede-montano, con 1.154 ettari vitati dedicati alla produzione di Chardonnay, Pinot Nero, Pinot Bianco e Pinot Meunier, divisi tra 74 comuni viticoli della provincia di Trento, tra Valle dell’Adige, Val di Cembra, Vallagarina, Valle del Sarca, Valsugana e Valli Giudicarie) per offrire al mercato un prodotto dalle caratteristiche uniche. Solo nel 2021 sono state vendute oltre dodici milioni di bottiglie per un fatturato complessivo del settore che ha raggiunto i 150 milioni. E, per il futuro prossimo, le attese sono assolutamente positive. Una crescita che ha nella compattezza delle 64 case spumantistiche, coordinate dall’Istituto Trento Doc, un suo ormai consolidato baluardo. Ma non solo. C’è la Fondazione Mach, impegnata nella formazione dei tecnici e nella ricerca scientifica. E poi ci sono i vini. Accomunati da determinate caratteristiche, ma differenziati da lavorazioni e maturazioni diverse, a formare una policromia all’insegna della qualità e del richiamo ad un territorio. Una storia che WineNews segue ormai da un lustro, considerando questo ultimo numero, a partire dagli speciali del 2018, 2019, 2020 e 2021. Continuando a trovare vini significativi sia tra le nuove che tra le vecchie aziende. Spumanti che, al di là delle esigenze editoriali, meritano almeno una citazione come nel caso dei prodotti di Gaierhof, Monfort, Salizzoli, Cantina Rotaliana, Cantina di Riva, Marco Tonini, Vidi, Cantina di Trento.
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