Mozia è archeologia, storia, è cura e densità. Salpare delle saline dello stagnone di Marsala per approdare all’isoletta fenicia custodita dalla Fondazione Whitaker, è un’esperienza da cogliere e (possibilmente) ripetere. Il salmastro è nell’aria, denso, e si respira per tutto il tempo. Come noi, l’uva che vi cresce e che si nutre di acqua “saporita” anche dalle radici. La luce è antica, d’altri tempi, come i reperti in cui s’inciampa passeggiando fra i filari. Un fascino che ha stregato Tasca d’Almerita e il Grillo, che cresce ammaccato eppure capace di vini clamorosi, pieni, intensi e aperti, colmi di frutta gialla, fiori bianchi, iodio, sorretti da sapidità e acidità in perfetto equilibrio.
(ns)
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