L’Etna è terra fertile, non solo per l’uva. Ci sono anche ciliegie, mele e pere coscia; i fichi d’India e gli agrumi. All’appello non mancano le mandorle e le nocciole (e l’indimenticabile “pasta” che se ne ricava), le castagne e i celebri pistacchi di Bronte. Alle diverse cultivar di olivo (tipica la Nocellara Etnea) si sono ormai affiancati anche mango e avocado. Ma ci sono anche i pascoli montani. E il grano nelle sue varietà antiche, ben adattate al suolo del vulcano. L’amicizia fra Stefano Saccardi e Serena Bonetti (appassionati di spiriti e di lunga esperienza nel gruppo Campari) con Sonia Spadaro (vignaiola etnea e attiva nella preservazione dei grani antichi siciliani) nel 2019 ha trasformato questa risorsa dorata in una Vodka letteralmente Vulcanica. Insieme hanno ideato una miscela di 6 grani antichi - composta dal Perciasacchi, che dà struttura e persistenza; il Rusello, delicato e armonioso; il Margherito, aromatico e corposo; il Maiorca, floreale e oleoso; il Timilia, sapido e crudo; e il Biancolilla, dolce e morbido - che viene fermentata con lieviti selezionati e distillata solamente due volte. Così non si perdono le componenti delle sei varietà e si ottiene una vodka corposa e morbida, che contiene la struttura data dalla terra etnea, e sprigiona mineralità, aromi delicati, avvolgenza e freschezza finale. Di recente la società Musa ha anche comprato lo storico marchio Ingham dall’azienda Florio, che aveva smesso di produrne il Marsala: con Vodka Vulcanica e un cappero siciliano, diventa il perfetto “Martini Siciliano”.
(ns)
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