Bertani, a nostro avviso, resta saldamente un punto di riferimento insuperato, quando si parla di Amarone. Un traguardo sostenuto da una storia secolare fatta di qualità e tradizione (una tradizione coerente e del tutto refrattaria alle ondate modaiole che anche in Valpolicella hanno portato alcuni “sconquassi”) ed attualmente capace anche di lavorare con una visione contemporanea, sempre però ben ancorata al proprio territorio, come dimostrano le declinazioni dei propri Cru di Valpolicella o il lavoro intrapreso nella “sottozona” di Valpantena (proprio là dove i fratelli Bertani nel 1857 avviarono la propria attività produttiva). La cantina con sede a Grezzana - oggi del Gruppo Angelini e alimentata da 200 ettari a vigneto, da cui si ricavano 1.500.000 bottiglie - dispone inoltre di una “library” vero e proprio caveau per valore materiale e immateriale, dove a temperatura costante è conservato quel 10% di bottiglie messe in “archivio” in ogni annata, rappresentando, almeno per l’Italia enoica, un prezioso unicum. L’Amarone è uno dei grandi rossi italiani, frutto di una tecnica antica come il parziale appassimento delle uve. Proprio per questo, però, anche soggetto a qualche eccesso nelle versioni meno riuscite ed in debito di equilibrio sul fronte della piena godibilità, specialmente quando la caccia al vino più “palestrato” è il primo obbiettivo. Rischi lontani anni luce dallo stile assolutamente scintillante di Bertani, al riparo da facili derive momentanee e capace invece di emozionare ad ogni bottiglia del suo rosso di punta. Prima annata 1958, l’Amarone Classico di Bertani si muove nel solco di una tradizione che, oggi più di ieri, dà ragione ad uno stile giocato non sulla potenza e la muscolarità, ma sulla finezza e l’articolazione. La versione 2013 – che è anche l’unico vino premiato nel 2024 da tutte le guide più importanti (“Vini d’Italia”-Gambero Rosso”, “I Vini di Veronelli”-Seminario Permanente Luigi Veronelli, “Bibenda”-Fondazione Italiana Sommelier-Fis, “Guida Essenziale ai Vini d’Italia”-Daniele Cernilli, “Vitae”-Associazione Italiana Sommelier–Ais, “Slow Wine”-Slow Food, “Vinibuoni d’Italia”-Touring Club Italiano-Tci e “I migliori 100 vini e vignaioli d’Italia”-Corriere della Sera) e uscito per la prima volta in “exclusive presale” - possiede profumi intensi e fragranti, perfettamente giocati sull’alternanza tra voluttuosità del frutto e austera profondità, con qualche inaspettato passaggio che può rimandare in bocca alle suggestioni, per fare un esempio, di un Sangiovese maturo sul piano della reattività, del ritmo e della freschezza acida. Elementi che lo mettono anche al riparo dal trascorrere del tempo.
(fp)
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