Quando il gioco si fa duro, si sa (e il 2014 è stata sicuramente un’annata piuttosto dura da queste parti) i duri s’impegnano a fondo, e giocano al massimo la loro partita. Ma il bello d’avanzo, il di più – per dir così – anche rispetto all’assunto reso celeberrimo dall’indimenticabile Belushi di “Animal House”, è metterci sopra pure la voglia e l’impegno di giocare il più possibile in trasparenza. Da duri e puri, diciamo. Rispettando tutte le regole anzitutto; e, qualora sembrino un po’ lasche, dandosene addirittura di più esigenti da soli, tanto per alzare ancora un pochino l’asticella. Casanova di Neri il 2014 del suo Brunello di Montalcino se lo è giocato così. La premiata ditta dei Neri “father & son”, sempre più marchio superstar, letteralmente coperto negli ultimi anni da un diluvio di premi e riconoscimenti d’ogni sorta e tipo (dalle piazze da primato e da podio nelle classifiche dei top wine stilate dalla più efficace e produttiva critica anglosassone, a quelle dei “best italians” firmate dalla giuria internazionale del Biwa, più gli awards arrivati a scroscio e in continuità da praticamente tutte le Guide nazionali), avrebbe potuto certamente permettersi, senza problemi di risposta dal mercato, di editare anche stavolta la sua gamma per intero, facendo certamente contenti distributori e importatori (che non amano di sicuro la discontinuità su prodotti di questo calibro), e limitandosi magari a limare accortamente e sensibilmente la quantità per ogni tipologia. E invece… Come si dice: reputation first, la reputazione anzitutto. Riunciando limpidamente alle etichette di punta, e offrendo in parallelo un’opportunità davvero intrigante ai suoi suiveurs, Casanova ha scelto di produrre in quest’annata complicata solo l’Etichetta Bianca. Quello che da noi viene spesso definito il “base” nella piramide dei Brunelli, l’“entry level”. Il fatto è, alla fine dei conti, che chi acquisterà la bottiglia, ci troverà dentro anche un pezzetto (in relativa proporzione) di Tenuta Nuova e uno di Cerretalto, non imbottigliati separatamente e finiti stavolta nel blend. E dunque, considerate le quotazioni scalate nelle ultime edizioni da queste due ultime bottiglie, il bargain (fatti facilmente i conti) è davvero assicurato. Affrettarsi, quindi. Perché è vero che a segnalare quanto scelto dalla casa, è solo una pudica fascia rame/nero (a ricordare i colori delle etichette cui si è rinunciato) sul bianco del Brunello 2014. Ma c’è da giurare che – la voce corre – non basterà tanta sobrietà a evitare che l’Etichetta “quasi” Bianca vada prestissimo a ruba.
(Antonio Paolini)
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