La storia delle Langhe e dei Ceretto si sono spesso intrecciate dal 1930 quando Riccardo Ceretto fondò la sua cantina, sino ai giorni nostri. Sono i suoi figli, Bruno e Marcello, negli anni Sessanta ad intuire che è il momento di scommettere sul territorio, cominciando a comprare nuove vigne nelle colline più vocate delle Langhe e del Roero. La svolta ulteriore è del 1999 con la terza generazione: Lisa, Roberta, Alessandro e Federico, sono loro a convertire la cantina al biodinamico e ad allargarne il campo d’azione, nasce così il ristorante Piazza Duomo, con la straordinaria e geniale intuizione di affidarne la cucina al giovane e talentuoso Enrico Crippa, chef poco conosciuto in Italia ma con una lunga esperienza all’estero, capace in soli sei anni a conquistare le Tre Stelle Michelin. Sono anche gli anni in cui i Ceretto investono molto in immagine, stupendo le assonate Langhe con L’Acino e Il Cubo, due architetture di grande impatto visuale ed emotivo, concepite per degustare i vini in uno spazio aperto a 360 gradi sulle colline langarole. Una grande semisfera di vetro sospesa sui vigneti della tenuta Monsordo Bernardina la prima, un cubo in cristallo in cima alla vigna di Bricco Rocche la seconda. Sempre in questo periodo nascono Terrois, una distribuzione che riunisce tra i migliori produttori del mondo, ma soprattutto tutti i progetti che ancora di più legano i Ceretto alla loro terra, Relanghe per la valorizzazione delle nocciole piemontesi, La Cappella del Barolo nel vigneto Brunate a La Morra, opera di David Tremlett e Sol LeWitt, La Casa dell’Artista ad Alba e le sue mostre d’arte contemporanea. Ceretto diventa così una delle aziende italiane più autorevoli e prestigiose, senza mai però recidere il cordone ombelicale che lega la cantina alle Langhe. Adesso con 160 ettari vitati e quattro cantine quella dei Ceretto è una solida realtà con ancora tanti progetti in cantiere, ma sempre solidamente ancorata alle sue radici contadine, perché come diceva Riccardo Ceretto “Siamo per la terra al cento per cento, la cantina certo un poco conta, comunque i grandi vini si fanno con l'uva". Bricco Rocche è la più piccola menzione geografica tra quelle autorizzate per il Barolo, un monopole di neanche un ettaro e mezzo a Castiglion Falletto a 350 metri d’altitudine. Al naso ancora in grande spolvero il frutto - more, mirtilli e ciliegia - poi note di spezie rosse, liquirizia, tabacco biondo, sottobosco e muschio; tannini ancora esuberanti così come la freschezza acida, ma ben integrati ad alcol e frutto; nel lungo finale - a sgomitare con il frutto - agrumi e balsami.
(Massimo Lanza)
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