Ci sono voluti un po’ di anni per convincere Ferdinando a metter da parte un poco di quel Barolo e divertirsi a fare una loro piccola selezione. Alla fine, Pietro Vergano, anima del Ristorante Consorzio di Torino, c’è riuscito: sono nate così 400 bottiglie, un’esclusiva che il vignaiolo di Monforte d’Alba riserva al ristoratore conosciuto per la sua carta vini oltranzista sul natural-estremo. La prima annata è il 2015, ma si darà continuità. L’etichetta è il numero 15 in antico egizio, un gioco apotropaico del grafico Gianluca Cannizzo. Le uve arrivano da Boscareto e da Lirano, vigneti di Serralunga d’Alba. Non si superano i 70 quintali a ettaro. Fanno un mese di macerazione sulle bucce con lieviti indigeni, due rimontaggi delicati. Invecchia in una botticella riservata a Pietro, di rovere francese esausto, «che a forza di sentir parlare piemontese, non ha più niente di francese!» scherza Principiano, 47 anni, ex Barolo boy, tanti esperimenti in cantina e già trenta vendemmie sulle spalle. Nel bicchiere, è un Barolo disteso, rilassato, elegante. Verrebbe da dire: accessibile a molti palati. In una parola, vino godibile.
(Fiammetta Mussio)
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