La storia della Tenuta Guado al Tasso è una tessera fondamentale di quella dei vini bolgheresi. La famiglia dei Della Gherardesca cominciò ad occuparsi di vino nelle proprie terre di Bolgheri fin dalla seconda metà del Seicento, ma è con Guido Alberto della Gherardesca, vissuto tra il 1780 e il 1854, che le cose cambiarono veramente. Grande appassionato di viticoltura e divenuto nel 1833 “maggiordomo maggiore” del granduca Leopoldo II, Guido Alberto si dedicò all’enologia nelle sue terre in Maremma (oltre 4.000 ettari lungo circa 7 km di costa). Negli anni Trenta del secolo scorso, quelle terre vennero ereditata da Carlotta della Gherardesca Antinori, madre di Piero Antinori, e da sua sorella, che era sposata a Mario Incisa della Rocchetta (che ebbe in dote la vicina Tenuta San Guido). Arrivando più vicini ai giorni nostri, Piero Antinori, insieme al fratello Lodovico e al cugino Nicolò, eredi dei vasti possedimenti materni, non concentrarono immediatamente i loro sforzi su quei possedimenti, vista l’importanza già rilevante degli Antinori nel mondo del vino, e la Tenuta Guado al Tasso, all’epoca Tenuta Belvedere, era conosciuta soprattutto per la produzione di Rosato. Su Guado al Tasso gli sforzi più importanti, che oggi la collocano tra le realtà più importanti dell’areale, arrivarono nella seconda metà degli anni Ottanta del secolo scorso, con il Bolgheri Superiore Guado al Tasso, prima annata 1990, a diventare da subito un significativo competitor dei rossi bolgheresi che già erano proiettati verso il successo mondiale. La Tenuta Guado al Tasso prende il suo nome da una curiosa circostanza abbastanza frequente nei suoi boschi e nei suoi vigneti. Facilmente capita, infatti, di vedere i tassi che attraversano i piccoli corsi d'acqua della zona. Oggi, la Tenuta Guado al Tasso si estende su una superficie di oltre 1.000 ettari tra boschi e macchia mediterranea e conta su 320 ettari vitati in una piana circondata da colline conosciuta come “anfiteatro bolgherese”. I vigneti sono piantati ad un’altitudine di circa 50 metri sul livello del mare, hanno suoli di origine alluvionale, da argillo-sabbiosio a argillo-limoso, con presenza di agglomerato bolgherese (scheletro) e sono coltivati prevalentemente a Merlot, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Petit Verdot e Syrah, a cui si aggiunge il Vermentino. Il Bolgheri Rosso Cont’Ugo 2019 ha colore rosso purpureo brillante e quasi impenetrabile, ad anticipare un impatto olfattivo deciso su note di piccoli frutti rossi e amarena, a cui si affiancano tocchi speziati e cenni boisé e di cacao. Il sorso è intenso, denso e succoso, con tannini morbidi e fitti che si congedano con un finale lungo e balsamico.
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