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Il Brunello: meno lusso, più semplicità

Il Brunello è lusso. Lo dice il suo prezzo, che tocca cifre impegnative per la maggior parte dei consumatori; lo dicono i mercati, le collezioni dei vini più pregiati e le aste. Lo dicono le riviste di settore, dove il vino è un bene da investimento, nonostante la sua deperibilità. Lo dicono i ristoranti stellati, che abbinano piatti ed etichette preziose: un connubio vincente, su cui le locande delle stesse cantine puntano. Eppure il Brunello è toscano. E la Toscana è apprezzata per i suoi piatti poveri ma dai sapori decisi, eredità di una tradizione agricola che non ha mai abbandonato. Ha anzi, valorizzato, elevandola. Dai pecorini e caprini stagionati o aromatizzati, ai salumi di selvaggina o di razze nobili locali; passando per i tagli poveri di carne. Cibi capaci di grandi sapori e soddisfazioni che si accompagnano benissimo ad un Brunello di Montalcino, anche se spesso lo abbiamo dimenticato. Tornare ad accompagnare il Brunello a pasti poveri non lo toglierà dai beni di lusso, ma può contribuire a scalfire quella patina di supponenza, che lo allontana dai palati più semplici. La ritrovata bevibilità al sorso degli ultimi anni, poi, è di aiuto. Lo abbiamo raccontato nelle ultime 6 edizioni (2018-2019-2020-2021-2022-2023), lo ribadiamo quest’anno, anche nella newsletter settimanale “I Vini di WineNews”, dove vi racconteremo ancora dei giovani e delle donne di San Carlo, Cerbaia, Sassodisole, Fanti, Col di Lamo, Patrizia Cencioni, Palazzo, Le Macioche (Cotarella); dei grandi classici della denominazione come La Gerla, Le Chiuse, Cerbaiona, Tiezzi, Fuligni, Castello di Romitorio, Casanova di Neri, Mastrojanni, Agostina Pieri, Gianni Brunelli e Franco Pacenti e delle altre cantine che ci hanno convinto, come Uccelliera, San Polo (Marilisa Allegrini), Friggiali, Poggio Landi (Bulgheroni), Carpineto, Casisano (famiglia Tommasi), La Fuga (Folonari), Pian delle Vigne (Antinori).

(ns)

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