Sembrerebbe giunto anche in Italia il tempo di cominciare a cambiare il modo di guardare al vino bianco e uscire finalmente dal buio tunnel del vino d’annata, che ha costretto i produttori ad affinamenti troppo brevi e imbottigliamenti frettolosi, su vini che, invece, avrebbero richiesto più tempo per maturare ed esprimersi al meglio. Il Consorzio del Soave, a questo proposito, ha già ampiamente dimostrato di aver compreso le potenzialità dei propri vini, valorizzando sempre di più le proprie eccellenze, puntando sulla capacità evolutiva e la longevità delle etichette del suo territorio. Ma c’è di più. La recente introduzione nel disciplinare di produzione delle Unità Geografiche Aggiuntive, che rappresentano i 33 Cru storicamente più vocati del territorio (Broia, Brognoligo, Ca’ del Vento, Campagnola, Carbonare, Casarsa, Castelcerino, Castellaro, Colombara, Corte Durlo, Costalunga, Costalta, Coste, Costeggiola, Croce, Duello, Fittà, Foscarino, Froscà, Menini, Monte di Colognola, Monte Grande, Paradiso, Pigno, Ponsarà, Pressoni, Roncà - Monte Calvarina, Rugate, Sengialta, Tenda, Tremenalto, Volpare e Zoppega), apre anche un’ulteriore opportunità. I 33 Cru - con caratteristiche particolari e uniche per altitudine, esposizione, componenti ed origine geologica dei suoli, etc. - permetteranno di segnalare in etichetta la zona di provenienza del vino e di creare una sorta di sfaccettato mosaico, in grado di dare conto di tutte le sfumature del Soave: sarà interessante valutare nel tempo, appunto, le evoluzioni aromatiche dei vini provenienti dai diversi Cru, per costruire così una vera e propria mappa sensoriale e gustativa dell’areale.
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