Si delinea sempre con maggiore chiarezza la vocazione verso i mercati esteri per l’Amarone della Valpolicella. Con una crescita in valore del 10% nel 2017 sul 2016 e con il 68% dei volumi complessivi del Re della Valpolicella che vengono stappati oltreconfine (dati Osservatorio del Consorzio dei Vini della Valpolicella e Nomisma-Wine Monitor). Luce verde su tutti i principali mercati di destinazione, a partire dalla Germania (+30%) che con quasi il 25% delle vendite rappresenta il principale sbocco per l’Amarone. Bene anche gli Usa (+10%), mentre Svizzera e Regno Unito segnano incrementi vicini al 5%. Tra gli sbocchi secondari è inoltre alto il gradimento nei mercati asiatici, con Cina e Giappone che crescono del 15%. E in Italia? Il mercato interno nel 2017 cresce (+20%), trainato dall’aumento dei consumi fuori casa, con ristorazione ed enoteche ad assorbire assieme il 60% del mercato casalingo dell’Amarone. Benché in Veneto ci siano 52 denominazioni, il biglietto da visita più significativo della regione rimane questo rosso. Con 62 milioni di bottiglie (fascette distribuite nel 2017) è fondamentale per l’economia veronese, dove il Consorzio Valpolicella vanta una rappresentatività elevata (80%), per lo più di piccole e medie dimensioni, distribuite in 8.000 ettari a vigneto, che, appunto, nel 30% dei casi non superano la produzione di 20.000 bottiglie. Tra le 1.636 aziende produttrici socie, oltre la metà ha dimensioni sotto i 2 ettari, mentre solo il 7,5% va oltre i 100.000 metri quadrati; a fronte di ciò, la produzione lorda vendibile è altissima, con le uve a 23-24 mila euro per ettaro, così come il valore fondiario, che in diverse aree può arrivare a 450.000 euro.
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