Non c’è bisogno della macchina del tempo per trovare una grande versione di Vigna Monticchio. Sia la Riserva 2000 che, soprattutto, la 2001 incarnano alla perfezione le potenzialità di questo vino e confermano lo straordinario lavoro delle sorelle Chiara Lungarotti e Teresa Severini, oggi a capo dell’azienda e figlie di quel Giorgio Lungarotti che inventò letteralmente, dal nulla, un intero territorio. Detto questo, però, non possiamo neanche noi sottrarci al fascino senza tempo di una vecchia annata di questo vino meraviglioso, figlio di uve classiche come quelle di Sangiovese e Canajolo, allevate su quello splendido anfiteatro naturale che è Vigna Monticchio. Tra le migliori annate di sempre di questo cru (il terno secco potrebbe essere ’66, ’69 e ’78) c’è senza dubbio anche la versione 1988. Fin dai profumi, il vino evidenzia decise sensazioni giovanili, fresche, addirittura floreali. Poi spezie, note agrumate e cenni terrosi. La bocca è larga e profonda, ricca di verve e materia, dai tannini finissimi. Finale di chiodi di garofano, noce moscata e grafite.
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