Michele Satta, lombardo di nascita ma livornese d’adozione, arriva in Toscana nel 1974 prendendo in affitto i suoi primi vigneti nel bolgherese da cui escono le prime etichette commercializzate con la vendemmia 1983. Pianta la prima vigna nel 1991 ed oggi la sua azienda conta su 20 ettari per una produzione media di 150.000 bottiglie e l’apporto dei figli Giacomo e Benedetta. Uno dei primi, dunque, a credere nelle potenzialità di questo spicchio di Maremma e l’unico che è non ha mai abdicato al ruolo del Sangiovese, anche in una zona tendenzialmente calda e più complicata per il vitigno principe della Toscana. Di qui il carattere originale dei suoi vini, talvolta distante rispetto a quello della maggior parte delle etichette dell’areale, ma sempre capace di colpire e imprimere un tratto inconfondibile e controcorrente. Il Piastraia è senz’altro il vino bandiera aziendale ed esce per la prima volta nel 1994. La versione oggetto del nostro assaggio è invece la 2003. Annata non certo facile, ma che ci restituisce un vino dagli aromi ancora intensamente fruttati e terrosi ad introdurre una bocca densa e potente, che si sviluppa continua e contrastata.
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