Con 35 milioni di bottiglie di Ripasso, 20 milioni di Valpolicella e 19 milioni di Amarone (dati Wine Monitor-Nomisma), la Valpolicella, nel 2021, ha segnato una crescita per tutti i suoi vini di punta, con la produzione anch’essa positiva (+8,6% sul 2020). La performance di mercato aumenta oltre il 16% sul 2020, in linea con l’imbottigliato (+15,3%). Numeri che raccontano, oltre al naturale “rimbalzo” post pandemico, una denominazione in salute che, accanto alle realtà produttive dai grandi numeri (che ancora “fanno la voce grossa”, soprattutto quelle cooperative) sta anche godendo dell’apporto dei produttori di piccole dimensioni, che nell’ultimo trentennio, si sono affrancati dalla produzione di solo uve per terzi, passando in prima persona all’imbottigliato, con progetti, molto spesso, assai convincenti, ed arricchendo uno scenario articolato e comune a larga parte del Bel Paese enoico. Un quadro, quello veronese, composito e, soprattutto, specie nel recente passato, alla ricerca di nuove sfide qualitative e stilistiche. Una tendenza che esce anche dall’ultimo “sguardo” di WineNews sul fronte Amarone, dopo le monografie del 2019-2020-2021, a mostrare una molteplicità di vini che avrebbero meritato le pagine della nostra Newsletter: a partire dal balsamico Amarone Costasera Riserva 2016 di Masi, cantina familiare dalla secolare cultura aziendale, quotata in borsa dal 2015, al ben profilato Riserva 2015 di Rocca Sveva; dal fruttato Amarone 2017 di Pasqua, al concentrato Reius 2016 di Sartori; dal vivace Amarone 2016 di Roccolo Grassi, al raffinato 2015 di Marco Mosconi; dal saporito Campilunghi 2017 di I Campi, al succoso 2015 di Musella, fino allo speziato Morar 2012 di Valentina Cubi.
(fp)
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