A rinforzare il mosaico enoico di Planeta, la 2015 - prima annata del Mamertino - suggellava il lavoro della griffe siciliana in questo particolare spicchio di Sicilia, andando ad aggiungersi agli altri quattro territori dell’isola, dove la famiglia Planeta già aveva costruito il suo meraviglioso percorso nell’enologia della trinacria, partendo da Menfi (con la storica cantina di Ulmo, dove agli inizi degli anni Ottanta del secolo scorso è cominciato tutto), passando per Vittoria (con la cantina Dorilli del 1997), giungendo a Noto (con la cantina “Invisibile” del 2003) per poi innalzarsi sulle falde dell’Etna (con la cantina Feudo di Mezzo nel 2012). A Capo Milazzo, una stretta lingua di terra che si allunga sul mar Tirreno verso le Eolie, la Tenuta La Baronia, con i suoi 8 ettari a vigneto, rappresenta la più piccola delle aziende di Planeta, ma non per questo è la meno importante. Si tratta di un progetto guidato dall’obbiettivo di tornare a produrre il Mamertino, antico vino citato da Giulio Cesare nel “De Bello Gallico” e menzionato da Plinio Il Vecchio nel suo “Naturalis Historiae”. Un vino già prodotto da alcuni viticoltori della zona, e tutelato dall’omonima Doc, ma che Planeta ha voluto fortemente includere tra le sue etichette, mettendo in campo un articolato piano di sviluppo sostenibile per tutto un territorio, recuperando una cultura e una biodiversità altrimenti perdute. Tenuta Baronia nasce dall’incontro con la Fondazione Lucifero, proprietaria dei terreni, il cui patrimonio viticolo versava fino al 2011 in uno stato prossimo all’abbandono. L’incontro con questo ulteriore luogo magico della Sicilia - un altopiano di quasi 30 ettari sospeso sulle acque che bagnano le Eolie, esattamente tra la montagna e il mare e tempestato dalla macchia mediterranea - e con le persone che oggi gestiscono la Fondazione ha reso possibile questa nuova avventura, capace anche di dare nuovo slancio all’omonima Doc (che tutela uno dei più antichi vini della Sicilia, la cui memoria arriva addirittura al 289 a.C., quando i Mamertini, appunto, producevano vini in questa zona). Ma non solo per questo Planeta ha deciso di accendere i suoi riflettori su questi luoghi: la sperimentazione spazia anche tra varietà reliquie come il Vitraruolo, la Lucignola e la Catanese Nera, da tempo abbandonate. Il Mamertino 2018, possiede dal punto di vista aromatico un fruttato rigoglioso preciso e definito, con note speziate e di erbe mediterranee a rifinitura. La bocca è carnosa, di buona freschezza e contrasto, per una beva gustosa e scorrevole, che si conclude in un finale fragrante e dagli accenti sapidi.
(are)
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