In origine era Dogliani. Fu qui che Luigi Einaudi, primo Presidente della Repubblica democraticamente eletto, fondò la sua azienda nel 1897, convinto che l’agricoltura avrebbe risollevato l’economia piemontese. Da allora sono passati più di 125 anni e nel frattempo l’azienda è cresciuta consolidandosi e, dal 2019, somigliando finalmente al suo attuale proprietario: Matteo Sardagna Einaudi. Cantina nuova e vinificazioni a intervento minimo, ma soprattutto nuovi orizzonti territoriali. Nel 2017, infatti, l’azienda investe nel Barolo e oggi vi può contare 13 ettari a Terlo, Cannubi e Monvigliero. Il cru di quest’ultima menzione esce per la prima volta con l’annata 2018, debuttando nel 2022 per i 125 anni dei poderi. L’etichetta è disegnata da Stefano Arienti: un cavallo su colonne “etereo, archetipo ma allo stesso tempo presenza fisica, fortemente legata alla terra“. Il successo è tale che resta sulla bottiglia ancora oggi, che è in commercio con l’annata 2021, profumata di fiori appassiti, note ematiche e macchia mediterranea, dall’aderenza saporita in bocca, che diffonde ricordi iodati, di pepe bianco, ciliegia e vaniglia.
(ns)
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