Ha una bottiglietta ben riconoscibile l’Albana in versione passita Colle del Re di Umberto Cesari. Una piccola ampolla che contiene un liquido denso e ambrato, generoso in calore, glicerina, profumi e sapori. Viene prodotta a partire da vendemmie tardive dei grappoli che poi riposano in fruttaio controllando attentamente la formazione di botrytis. La fermentazione avviene in carati di Allier, dove il vino poi matura per 2 anni. La versione 2014 profuma di panettone - frutta candita compresa, di miele di castagno, fichi, mallo di noce, erbe aromatiche intense (alloro, rosmarino e timo), chinotto, muschio e corteccia. In bocca, va da sé, è molto dolce e caldo, ma si ribilancia bene grazie alla freschezza della mentuccia e della scorza di arancia, alle note amaricanti di pompelmo e ai pizzichi di pepe e zafferano che accompagnano il lungo sorso avvolgente. Le uve di questo vino provengono dal vigneto di Podere Casetta, il primo fazzoletto di terra di cui s’innamorò Umberto Cesari, lì di passaggio in moto con la moglie nel 1964. Fu la scintilla da cui partì la storia aziendale, ormai “vecchia” 55 anni, che portò Umberto Cesari a credere nelle potenzialità dei vini di qualità romagnoli, puntando soprattutto sulle varietà locali di Sangiovese, Albana, Pignoletto e Trebbiano, tanto da meritarsi la considerazione di “Ambasciatore del Sangiovese nel mondo”. Oggi, a custodire l’eredità del padre, c’è il figlio Gianmaria Cesari. A Castel San Pietro, sulle colline sud orientali di Bologna, si vinificano i grappoli coltivati su 355 ettari di vigneti suddivisi in 8 poderi: protetti dai calanchi azzurri che assicurano un clima mite, sono terreni argillosi che variano di apporto calcareo a seconda dell’altitudine. La gestione è di tipo integrato, ma l’attenzione alla fertilità dei suoli e alla preservazione delle viti c’è dalla fine degli anni Ottanta e sta sfociando in una gestione di tipo biologica, supportata da stazione meteorologiche e mappe di vigore che permettono un’agricoltura di precisione. Oltre agli autoctoni, si coltivano anche varietà internazionali (Chardonnay, Sauvignon Blanc, Merlot, Cabernet Sauvignon) ma si riscoprono anche vitigni antichi locali e semi abbandonati come il Longanesi, senza infine disdegnare la sperimentazione. È Umberto Cesari che ha infatti concepito il Merlese dopo 40 anni di studio insieme alla facoltà di Agraria dell’Università di Bologna: un incrocio di Merlot e Sangiovese che cerca di unire il meglio delle sue varietà e che viene vinificato in purezza nel Rubicone Rosso Solo. Ennesima etichetta mito che si affianca al Laurento, il Resultum, il Tauleto e ai Liano.
(ns)
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