
Per molti non sono neanche da chiamare “vino”, per altri sono un’opportunità per la filiera. Da WineParis a ProWein fino al Vinitaly, dove per la prima volta avranno un loro spazio: i vino no e low alcol sono sotto i riflettori. All’estero sono già cresciuti molto, in Italia si possono produrre da qualche mese. Ma perché distributori, ristoratori e consumatori li cercano? E piacciono? WineNews, da Dusseldorf, ha raccolto alcune voci degli operatori, ma anche di chi ci scommette in Italia, facendo ricerca, o già producendoli, come, tra gli altri, Di Majo Norante, Villa Sandi e Bottega.
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