“Il punto di equilibrio tra le diverse anime della produzione enoica dei territori si trova recuperando le cooperative, ma anche le grandi aziende devono fare di più, specie sulla costruzione del brand. L’obiettivo deve essere quello di entrare con i vini italiani nei ristoranti etnici del mondo, in Cina, Giappone, Usa. E far crescere il prezzo medio, ma senza l’ossessione del paragone con la Francia, irraggiungibile”.
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