“Sull’impatto della filiera del cibo nelle emissioni di CO2, ci siamo posti il compito di intervenire in profondità, prendendo coscienza della diversità di incidenza da un Paese all’altro: se dobbiamo cambiare comportamenti alimentari per non incidere troppo sulle emissioni di anidride carbonica, non possiamo avere la stessa misura noi dell’Occidente, che stiamo consumando quasi un quintale di carne pro capite all’anno, con i nostri fratelli dell’Africa Subsahariana, che consumano 5 chili all’anno. È importante che questa visione della contrazione, per chi ha speso troppo, e della convergenza per chi ha diritto ad avere di più, venga coniugata nelle diverse modalità da una parte all’altra del pianeta: Terra Madre è il luogo in cui da un lato si coglie la grandezza del problema, ma dall’altro con questa condivisione ci sono anche le basi per far uscire fuori delle belle idee”.
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