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“Artigianali”, “naturali”, “alternativi”: i vini che si dicono diversi, e che piacciono ai giovani

Il racconto, da Bologna, in “Slow Wine Fair”, da parte dei distributori: requisiti, target e filosofia, con Tannico, Elemento Indigeno, Arkè e Vi.Te

Vinificazione senza interventi e la ricerca di un prodotto che racconti qualcosa che vada oltre la semplice bottiglia. Quella dei vini cosiddetti “artigianali, “naturali”, “alternativi” è una nicchia di quei vini che si dicono diversi, che sta crescendo, e che ha come target la nuova generazione. Ma, fermo restando il trinomio vitigno, territorio e vigneron (oltre alla qualità), che cosa rende certi produttori e vini diversi dagli altri? Da “Slow Wine Fair”, a Bologna, la parola ai loro distributori: Antonio Prati (Tannico), Gianpaolo Giacobbo (Arkè), Gilda Musetti (Vi.Te) e Tommaso Carluccio (Elemento Indigeno).

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