“L’enologo non può limitarsi, come faceva una volta, alla sola tecnologia, ormai il consumatore è preparato, acculturato, intelligente, sa che se vuole sapere qualcosa in più su un vino deve andare alla fonte, ossia all’enologo, che spesso ne sa più del proprietario. Al nuovo Governo chiediamo che si ricordi del vino, il testimonial più simbolico ed emblematico del made in Italy: cultura sì, ma anche valore materiale che dà lavoro a centinaia di migliaia di famiglie”.
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