“In termini di promozione estera c’è ancora tanto da fare. Dobbiamo renderci conto di quanto siamo piccoli visti, ad esempio, dalla Cina, dove a mala pena distinguono i marchi della moda, spesso confusi con quelli francesi, figuriamoci le piccole denominazioni o i singoli produttori. In questo senso, anche in termini politici, c’è bisogno di lavorare molto da parte dell’Ice, quando si va all’estero dobbiamo essere prima di tutto Italia, poi avere i nostri marchi. Chi non usa la bandiera italiana - dice la coordinatrice del settore vino delle Cooperative Agroalimentari - non deve poter accedere ai fondi per la promozione. Ognuno pensa che sia importante solo il proprio marchio, ma se non si parte dal concetto di Italia non saremo mai competitivi con la Francia”.
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