Bouquet fruttato e struttura leggera, freschezza e immediatezza, ne fanno un vino da bere giovane e pochi immaginano - o hanno provato al palato - la sua longevità. Invece, il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg non fa eccezione a tutti gli altri vini, e la sua chance di “durevolezza” si fonda sull’elevata qualità delle uve valorizzata nella lavorazione. Per esemplificarne, la “ricetta” - suggerita da Primo Franco, in una recente verticale dei suoi vini - servono viti agé, collocazioni collinari, meglio se con esposizioni che mantengano buoni livelli di acidità, produzioni relativamente contenute. E in cantina lunga permanenza del vino base sui sedimenti della prima fermentazione, con batonage settimanali per arricchirne la struttura, e affinamenti in bottiglia molto lunghi per ottenere perlage fine e cremosità. E un ruolo positivo lo gioca anche un elevato dosaggio di zucchero. Diverse sono le aziende che si sono messe alla ricerca della longevità e le verticali delle loro etichette di punta dimostrano quanto le bollicine di questa Docg siano capaci di evolvere nel tempo e arricchirsi di una complessità che le rende più gastronomiche ampliando lo spettro di abbinamento al cibo. Verticali e proposte di millesimati di annate anche lontane nel tempo contraddicono l’idea diffusa che i vini che fanno la presa di spuma in autoclave non possano invecchiare. “Lavorando con un solo vitigno, la Glera, non godiamo delle opportunità date dagli uvaggi - aggiunge il patron dell’azienda di Valdobbiadene, alla quarta generazione con sua figlia Silvia - e la sfida si gioca sulla vocazionalità del territorio, sulla scelta delle parcelle di vigneto più vocate e sull’agire dell’uomo nel condurre il vigneto e la vinificazione”.
(Clementina Palese)
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