Da più parti si considera la produzione di un vino ottenuto da un solo vitigno come il miglior modo perché risulti un prodotto originale e veramente in grado di "trasmettere" il territorio", come si dice con non piccola semplificazione. Anche il Soave sarebbe quindi soggetto a questa legge non scritta, per aumentare ulteriormente il suo carattere e la sua personalità. Ma in terra di Soave esistono due varietà che potrebbero giocarsi questa partita: la Garganega e il Trebbiano di Soave. Senza entrare nelle "beghe" legate al disciplinare di produzione del vino bianco veneto (che in realtà prevede un uvaggio tra Garganega, Trebbiano di Soave e Chardonnay e la possibile aggiunta di altre varietà, anche, benché con percentuali, nel Soave Superiore Docg), chi scegliere? La Garganega, come molti altri vitigni a bacca bianca italici, rientra nella categoria "neutra", non possedendo una aromaticità spiccata, ma un piccolo patrimonio di profumi di cui la mandorla e i fiori bianchi sono i più nitidi. In più è varietà tardiva, non ha un’acidità preponderante, ma piuttosto un equilibrio di estratti e zuccheri. Il Trebbiano di Soave, invece, ha qualche parentela (e forse molto di più) con il Verdicchio. Alcuni aromi di mandarino o cenni di anice lo avvicinano molto alla varietà marchigiana, mentre è del tutto lontana dal Trebbiano toscano, essendo più spargolo, meno vigoroso e quindi meno produttivo. Unici nei la sua precocità e la sua rarità. E dunque che scelta fare? Alcuni produttori, in realtà, hanno già fatto le loro e non mancano Soave da Garganega in purezza o da solo Trebbiano di Soave. Vedremo.
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