Accogliente? Sì. Come il Carso “impietrito e senza pace”, di Scipio Slataper (scrittore irredentista triestino) che con i suoi macigni e la sua Bora ti seduce, nonostante le sue asperità, e non ti molla più. Come la Vitovska, vitigno di confine, autoctono sloveno, che ha accettato questi irresistibili contrasti territoriali e li ha trasformati in rigore, struttura e longevità, meritandosi di essere vinificato in purezza, dopo anni di connubio con la Malvasia. Come Skerlj, piccola azienda a misura d'uomo a Sales, dove Kristina e Matej fanno le cose “con cura e con la genuinità di un tempo”, insieme ai loro genitori: un agriturismo che è un abbraccio a chiunque si fermi a contemplare ed assaporare una terra così estrema. Dalla vigna, alla cantina (agriturismo e allevamento di suini compresi), l'idea è quella dell'intervento umano limitato e solo strettamente necessario, dove è il tempo a scandire il ritmo, senza curarsi della sua durata. Tre i vini che ottengono da questa filosofia: una Malvasia succulenta, un Terrano sanguigno e poi la Vitovska. Un tripudio di agrume, anzi, di arancia, che accoglie (sì, anche lei) lo sguardo e il naso; un filo rosso che non si spezza nemmeno in bocca. E se i profumi di cetriolo, pepe, melissa e ginestra completano un perfetto intreccio olfattivo, è lo iodio, fresco e sapido, a soddisfare palato e gola in una persistenza instancabile e delicatamente morbida.
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