Celebre e celebrato in tutto il mondo, siamo felici di ascrivere il Domaine Ramonet tra le cantine “membre” della nostra rubrica “La Griffe”: una sorta di club esclusivo che comprende alcuni dei nomi di riferimento del vino italiano e internazionale. Lo siamo da critici, certo, ma soprattutto lo siamo da appassionati che considerano i bianchi firmati Ramonet tra i più eccitanti al mondo, capaci di un’inarrivabile finezza e profondità aromatica, splendidi ambasciatori delle parcelle di vigna da cui traggono origine (a dire il vero ultimamente ci è capitato di mettere il naso anche in qualche rosso della casa e dobbiamo dire che lo stile, la purezza e la classe di questo produttore si sente anche in questi vini). Partendo dalle origini, va detto che l’azienda non è tra le più antiche della Borgogna, avendo visto la luce con la prima acquisizione, nel 1934, di una parcella nel Premier Cru di Chassagne Montrachet Les Ruchottes. Tutto comincia da lì, con il parco vigneto che si allarga gradualmente nel tempo, fino a sancire straordinarie conquiste, come la parcella del celeberrimo Grand Cru Montrachet nel 1978 (0,26 ettari con vigne di quasi ottant’anni d’età), o quelle nel villaggio di Puligny. Oggi l’azienda è condotta dai fratelli Jean-Claude e Noël Ramonet, capaci di perpetuare e se possibile valorizzare ancor più il patrimonio viticolo a disposizione, sfornando ogni anno dei vini semplicemente magnifici, che purtroppo hanno il solo difetto di essere troppo pochi e troppo cari! Il Puligny-Montrachet Les Enseignéres 2009, figlio di un’annata che non ha certo regalato dei bianchi memorabili in Borgogna, è un cavallo di razza che mette a tacere gli eccessi del millesimo, spiazzando come al solito per energia e finezza. Nonostante sia ancora un vino giovanissimo ha una trama deliziosa, perfetta nel gioco tra le componenti tostate, finissime e dai chiari richiami di burro d’alpeggio, a quelle fruttate e floreali. Ma sarebbe riduttivo parlare del vino per descrittori. Meglio sottolineare la potenza e la magnifica progressione gustativa di questo bianco, capace di trasformarsi nel bicchiere rimanendo però sé stesso. Ricco, per certi versi grasso ma mai pesante o eccessivo.
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