La casa (bellissima) nel ‘300 era già lì. A un passo da Duomo e piazza, sedi del vero potere cittadino (la Chiesa) allora e per secoli. Ed era, per contiguità, il luogo dove fuor di messa i prelati di Brixen andavano a bere una “santa” coppa. O due… Tant’è che protraendosi spesso la sosta, a evitare che sguardi maligni violassero la privacy della clientela speciale, si provvedeva ad “accecare” le lanterne. Di qui il nome: Oste Scuro. Tale rimasto, e col vino nel Dna, ma in rivincita sul fronte luce. Chiara e amena nel giardino-cammeo del wine bar Vitis, porta su strada, “miniera” di bottiglie, aperitivi, sfizi, arguti menu (ostriche, acciughe, agnello) e, come allora, calici after hours; e ancor più alta e sontuosa nella terrazza del sovrastante locale chic, l’Oste, stessa famiglia titolare. Qui alla cantina poliglotta (e tutti i top atesini) fan da sponda piatti gourmet: zuppa di lime, gamberetti, shitake; fagottelli, fiori di zucca, tartufo estivo; capriolo di Scaleres e ciliegie al pepe.
(Antonio Paolini)
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