Era molto giovane, Marziano Abbona, quando ha iniziato a lavorare la terra. Ma in realtà molto giovane lo è rimasto sempre: nell’energia e nell’entusiasmo, come si evince quando lo si vede all’opera o si ascoltano le sue parole, espressione nitidissima di coerenza, rispetto dell’ambiente e attaccamento al territorio, come non sempre capita di imbattersi, almeno a questi livelli. L’uva dolcetto è ovviamente la protagonista, dalle sue parti, anche se il Nostro sa divagare sul tema con bei risultati: come dimostrano anche le sue etichette da Nebbiolo e persino da Viognier. Degna poi di nota la nuova cantina, da rimirare con la massima calma e munita di un parco botti dal colpo d’occhio di sicura suggestione; così come va ricordato il rifiuto sistematico di interventi chimici in vigna, praticato ormai da tempo. Negli ultimi anni l’attenzione e la cura aziendali, oggi frutto anche del contributo di Chiara, la più giovane erede di Marziano, hanno visto dedicare sempre più tempo e spazio alle molteplici sfaccettature del Barolo, con la produzione di diverse selezioni ricavate da cru particolarmente significativi. Il fiore all’occhiello, però, rimane questo Dogliani, dedicato per l’appunto a Celso, il papà dell’attuale titolare. Mora, viola, amarena e ribes muovono al naso, mentre il palato si rivela sapido, avvolgente e dal tannino equilibratissimo: un riferimento per la denominazione.
(Fabio Turchetti)
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