Dire che questo vino bolgherese è uno dei più luminosi e celebrati esempi delle potenzialità enologiche del nostro Paese può risultare ridondante, addirittura scontato. Ma è altrettanto evidente che nell’Italia enoica, per certi aspetti ancora caotica e contraddittoria, il Sassicaia resta uno dei cardini fondamentali ed è una delle pochissime etichette tricolore capaci di stare con i migliori del mondo, senza alcun timore reverenziale o di altra natura. Ecco allora il suo appeal rimanere decisamente intatto passando da un’annata all’altra (anche se non sono pochi coloro che considerano i Sassicaia degli anni '80 i più riusciti), con quel “quid” che fa davvero la differenza. È infatti uno di quei vini che mette tutti d’accordo: dal semplice frequentatore occasionale del mondo di Bacco alla critica, passando per i super appassionati. Il che non significa che si tratta di un prodotto "piacione", ma di un vino che, ribadiamo, come capita a pochissimi nel mondo, è riuscito a raggiungere una sua "oggettiva" bontà, leggibile dal profano come dall’esperto. E veniamo alla versione 2000, oggetto del nostro assaggio. Figlia di un’annata calda e, in qualche misura prima “messaggera” di un clima in deciso mutamento, propone aromi di macchia mediterranea e un fruttato maturo con cenni di confettura. In bocca, esce la sua consueta finezza tannica e un incedere vivace, nonostante il passare del tempo.
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