La crescita dell’Etna Doc negli ultimi anni è sotto gli occhi di tutti. La superficie vitata è passata dai 680 ettari del 2013, rivendicata da 203 produttori, ai 1.184 ettari nel 2021 suddivisi in 390 viticoltori, numeri espliciti di un trend a dir poco incalzante (che però richiede anche una regolamentazione, tant’è che le rivendicazioni di nuove superfici a vigneto sono bloccate, almeno fino al 2024). La superficie media per azienda è di meno di un ettaro, con solo sette realtà che superano i venti ettari: un territorio fortemente parcellizzato, dunque, con differenze pedo-climatiche che cambiano nel raggio di pochi chilometri, rendendo questo areale unico nello scenario enoico siciliano. Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio per i vini rossi, rosati e spumanti, Carricante e, in misura minore, Catarratto per i vini bianchi: sono i vitigni locali maggiormente impiegati per i vini Etna Doc. Nel 2013 gli ettolitri di vino rivendicati a Etna Doc erano 11.565,80 pari a 1.542.106 bottiglie. Nel 2021 si è toccata quota 33.921,28 ettolitri per oltre 4.522.837 di bottiglie. Nel primo semestre del 2022, invece, le bottiglie prodotte sono state 3.293.388, pari a 24.700 ettolitri, con un incremento del 30,86% rispetto allo stesso periodo di riferimento dello scorso anno, quando veniva certificata una produzione di 2.516.704 bottiglie, equivalente a 18.875 ettolitri. L’Etna Rosso ancora oggi è il portabandiera della denominazione con quasi 1.500.000 di bottiglie, con una crescita del 27% rispetto al 2021, segue l’Etna Bianco con 1.210.000 bottiglie pari ad un + 37%, e l’Etna Rosato, che con 453.500 bottiglie ha avuto un balzo del +50%.
(fp)
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