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LA GRIFFE

Castello della Sala Umbria Igp Cervaro della Sala

Su i Quaderni di WineNews
Vendemmia: 2015
Uvaggio: Chardonnay, Grechetto
Bottiglie prodotte: 200.000
Prezzo allo scaffale: € 35,00 - 38,00
Proprietà: Marchesi Antinori
Enologo: Renzo Cotarella

La Tenuta del Castello della Sala, acquistata nel 1940 dalla famiglia Antinori, si estende oggi su una superficie totale di 500 ettari, di cui 160 a vigneto, piantati su suoli argillosi e sedimentario-vulcanici. Non è un mistero che per molti appassionati, se non per tutti, questa azienda sia sinonimo di produzione bianchista e, soprattutto, sia la culla del Cervaro della Sala. Questo vino, Chardonnay con una piccola percentuale di Grechetto, nacque nel 1985 con l’intento di affiancare un bianco di statura mondiale ai grandi rossi toscani e fu da subito uno spartiacque. È sul mercato dal 1987 ed è una delle tante sfide vinte da Antinori. Una sfida che è stata anche la costruzione, al centro dell’Italia, di una realtà produttiva sul modello borgognone. Con il tempo è arrivato però anche lo sforzo di valorizzare la Doc Orvieto, una mission che parte da una cantina che affonda le radici del proprio successo su varietà volutamente internazionali e che racconta quanto sia sbagliato credere che per i cosiddetti “grandi produttori” il terroir non significhi nulla. Agli Antinori, insomma, va riconosciuto il merito, anche nel caso del Castello della Sala, di aver valorizzato e accresciuto un capitale simbolico e produttivo complesso. Il risultato è solo apparentemente scontato: qualità e riconoscibilità dei prodotti non si discutono e lo standard è talmente alto da rendere sterile qualsiasi critica. Ma torniamo al vino. Il Cervaro della Sala, è fermentato e affinato (per cinque mesi) in barriques (solo lo Chardonnay, mentre il Grechetto fa esclusivamente acciaio), ma, soprattutto, è uno dei pochi vini italiani che riposa imbottigliato quasi un anno in cantina (in quella medioevale del castello), prima dell’immissione sul mercato. La versione 2015 conferma questo vino come uno tra i bianchi italiani migliori in assoluto e, elemento non secondario, dotato di una straordinaria continuità qualitativa. Possiede una base aromatica agrumata, con note di pera fresca e fiori di acacia a rifinitura, raffinata da cenni tostati. Al palato è vivace e solido, la sapidità è piena e continua, fino ad un finale leggermente ammandorlato di bella personalità. Alto il potenziale di invecchiamento, che per un bianco italiano è decisamente un bel traguardo.

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